Nel tardo pomeriggio o verso sera le mamme raccontano spesso di una grande irrequietezza del bambino: è nervoso, continua a succhiare il seno molto vigorosamente ed esso appare svuotato.
Cosa sta succedendo?
Ha poppato tranquillamente tutto il giorno, improvvisamente non è più soddisfatto!
A volte l’agitazione cresce finchè il piccolo piange, si dimena, si contorce: nessun tentativo di farlo rilassare sembra funzionare.
La sensazione è spesso di non avere latte, ma è molto rischioso trarre conclusioni semplicistiche: il latte non sparisce all’improvviso e, per giunta, solo alcune ore al giorno!
Se il bambino è agitato sta cercando di comunicare
E’ importante tener presente che un bimbo irrequieto al seno è prima di tutto un bimbo reattivo: l’agitazione è ricerca, richiesta, tentativo di comunicare.
Con queste poppate incoerenti e agitate il piccolo sta cercando di coinvolgere la mamma, sta dicendo qualcosa alla sua unica e diretta interlocutrice: solo ascoltando questi segnali, evitando di inibirli sistematicamente e acriticamente, la mamma può comprenderne la causa.
L’allattamento favorisce e attiva svariate funzioni: allattare è in generale da intendersi come una relazione completa fra mamma e bambino e quindi l’agitazione al seno deve sempre essere valutata da una prospettiva molto ampia. Non sono capricci, né si tratta sempre e comunque di fame.
Potrebbe esserci un bisogno meno scontato o più profondo da soddisfare, per il quale lui manifesta il suo disagio attraverso questo comportamento.
La domanda da farsi è quindi: per quale motivo il mio bambino è agitato proprio ora?
Cosa succede di diverso, in questo momento, rispetto al resto della giornata, in cui l’allattamento è sereno?
Voglia di tranquillità
L’agitazione serale è tipica di molti bimbi, nella nostra società, mentre è assente in altre culture.
Verso sera la giornata tende naturalmente verso la fine, ma il nostro stile di vita la prolunga oltre i ritmi fisiologici: verso sera arrivano i nonni in visita al nipotino, oppure la mamma può avere fretta di preparare qualcosa per cena, deve ancora sistemare la casa o vuole chiacchierare un po’ con il papà…
Forse la mamma è stanca, quasi sicuramente lo è, ma… non può certo andare a dormire! Anche il papà ha avuto una giornata intensa: la stanchezza è grande, ma… finalmente è a casa dalla sua compagna, dal suo piccolino! Dobbiamo tenere presente che i piccoli sono sempre molto più istintivi e vulnerabili di noi adulti e che la loro capacità di adattamento può essere più ridotta.
Probabilmente il bimbo ha voglia di tranquillità, di silenzio, di oscurità, di abbandonarsi al seno e… di scivolare nel sonno accanto alla mamma, ma l’energia che lo investe e lo circonda è di tipo opposto!
E’ comprensibile che ciò determini un comportamento da parte sua difficile da decifrare: ecco l’insofferenza, l’agitazione, l’incoerenza.
I bisogni di mamma e bambino corrispondono
L’esperienza delle mamme che hanno superato il problema ci dice che ciò che aiuta è proprio ciò che si tende a non fare: andare a letto, porgendo il seno al bimbo per farlo addormentare e… addormentarsi insieme a lui.
Le priorità e i bisogni di ogni membro della famiglia in questo modo coincidono: si tratta in sostanza di dare e ricevere ciò di cui si ha davvero bisogno e cioè riposo, coccole, calore, contatto, presenza e tranquillità. Si tratta di chiudere la giornata e… al resto pensare domani.
E’ impressionante constatare come i bisogni di mamma e bambino siano rappresentati in modo speculare a livello biochimico. E’ come se due piani della realtà, scritti con due linguaggi diversi, comunicassero però lo stesso concetto!
Sappiamo già da molti anni infatti che stanchezza e stress in generale attivano la produzione di adrenalina: questo ormone è antagonista dell’ossitocina, la cui ridotta attività limita il riflesso di eiezione del latte, contribuendo ad un impegno maggiore del bambino per ottenere la quantità di latte desiderata: è quindi possibile che un flusso di latte meno appagante arrivi al piccolo, se la mamma è stanca e non è messa nelle condizioni di riposarsi!
Il ritmo del sonno dei neonati e il ruolo dell’allattamento
Recentissimi studi sulla melatonina aggiungono oggi altri preziosi tasselli.
La melatonina è l’ ormone che determina il ritmo sonno-veglia: viene prodotta quando la retina umana non è esposta alla luce, ma il neonato non la sintetizza autonomamente, la assume attraverso il latte materno.
I bambini non nascono con ritmi circadiani funzionali, ma la regolazione del sonno-veglia e gli stati di sonno evolvono rapidamente durante il primo anno di vita, anche grazie all’interazione con l’ambiente, ma soprattutto tramite il supporto materno.
Dato che i neonati non hanno un ritmo circadiano consolidato, il loro sonno è distribuito in tutto il giorno e la notte.
A circa 10-12 settimane di età, il ritmo circadiano comincia ad emergere, e da allora il sonno infantile pian piano tende a concentrarsi la notte, n una continua maturazione che dura tutta l’infanzia,
Le ricerche hanno appurato che il latte materno di giorno è sprovvisto di melatonina, mentre ne è molto ricco proprio durante le ore notturne, quando la mamma non riceve stimolazioni luminose.
E’ stato ipotizzato che esso giochi un ruolo nell’indurre un ritmo circadiano nel sonno del bambino e nel ridurre la sua agitazione: appare quindi importante, per la mamma che allatta, seguire un ritmo fisiologico nel sonno e assecondare la naturale riduzione di luce serale.
La melatonina sembra anche contribuire ad aumentare i livelli di prolattina notturna. La prolattina ha un effetto facilitante rispetto alla produzione del latte ma anche molti altri: quello che ci può interessare qui in particolare è l’effetto di rilassare la mamma, inducendo in lei molta più disponibilità nei confronti del suo piccolo,
E’ stato notato, inoltre , che la prolattina aumenta la sua pulsatilità in seguito alla suzione prolungata del seno, situazione che spesso osserviamo proprio la sera: la notte, nelle mamme che allattano, vi è un aumento notevole della concentrazione di questo ormone.
Questo aumento può essere verosimilmente indotto anche dalle aumentate richieste del seno che si manifestano la sera: i risvegli notturni, tanto temuti dalle neomamme, hanno quindi un grandissimo alleato nella prolattina, che le può aiutare a garantire una migliore capacità di assecondare i bisogni del bambino in questi momenti critici e ad avere un migliore riposo.
Allattamento e ormoni
Queste ricerche fanno supporre che l’atteggiamento serale di irrequietezza e di continua richiesta da parte del bambino possa essere legato proprio alla necessità di modificare il fiume di ormoni che gli arrivano attraverso il latte. Quello che serve al bambino in quel momento non è solo riposo e oscurità per sé stesso, ma anche per la madre, che a lui è strettamente connessa e che attraverso il suo latte rinforza il suo essere un sostegno vitale irrinunciabile.
Il piccolo sembra sapere questo e sollecita la madre con tutte le sue risorse comunicative.
Mamma e bambino si confermano anche per questo aspetto una diade e l’allattamento il legame fortissimo che li unisce. La biochimica ci dice chiaramente quali cambiamenti funzionali al benessere di entrambi abbia la composizione del latte, anche la sera, per il solo fatto che la mamma si metta a disposizione del bambino.
La sera sento il seno “sgonfio”, significa che non ho abbastanza latte?
Insieme all’irrequietezza del bambino, l’altro aspetto che preoccupa la madre è il timore di non avere latte a sufficienza. Molte mamme riferiscono una ridotta consistenza del seno, soprattutto se paragonato alla mattina, quando invece lo sentono ben gonfio.
Analizzando il latte materno, si è riscontrato che il maggior volume della mattina sia dovuto ad una sua notevole diluizione, mentre la sera esso sia molto più cremoso, grasso, calorico.
Il fatto di sentire il seno “svuotato” o “molle” non ha a che vedere con la mancanza di latte, ma è dovuta ad una sua maggiore concentrazione: questo è il motivo per cui per il bambino può esserne più difficile l’estrazione dal seno.
Probabilmente per affrontare la notte al piccolo serve un maggiore apporto calorico e la laboriosità nell’estrarre il latte serve ad aumentare la pulsatilità della prolattina materna: di fatto abbiamo compreso anche da questi studi che incoraggiarlo a poppare sia la scelta più funzionale!
E’ utile l’aggiunta di latte formulato alla sera?
Tutto questo evidenzia come fare ricorso all’aggiunta serale non abbia fondamento e sia anche controproducente.
La formula, non essendo specie specifica, è anche molto più difficile da digerire rispetto al latte materno; dal biberon questa sostanza arriva inoltre al bimbo per caduta, facendone assumere una quantità molto maggiore rispetto alle effettive necessità: il bimbo si potrebbe quietare, quindi, solo perché affaticato.
Vedere che il bambino cade finalmente addormentato, dopo l’aggiunta, può togliere l’ansia alla mamma, ma non risolve le vere difficoltà, anzi, le ripropone al termine della laboriosa digestione. L’aggiunta inoltre potrebbe creare senso di inadeguatezza nei confronti delle proprie capacità di accudire il bambino, mantenendo nascoste le vere cause dell’agitazione serale e rafforzando l’idea di non avere latte o che esso sia “leggero” o insufficiente.
L’aggiunta serale ostacola dunque l’acquisizione delle competenze materne e della consapevolezza di essere veramente efficace, ma non è un’operazione innocua neppure rispetto alla produzione di latte.
Risulta infatti un’interferenza alla domanda di latte: la stimolazione del seno da parte del bambino la mantiene adeguata, mentre invece la somministrazione dell’aggiunta, deviando la richiesta del piccolo dal seno, tende a far in breve tempo diminuire la produzione.
In conclusione, se il bambino la sera è agitato al seno, la prima cosa da fare è provare a ridurre al minimo le sollecitazioni per mamma e bambino in funzione di riposo e tranquillità. Questo può rendere le poppate serali molto più serene e mantenere alta la produzione.
Il mantenimento, quanto più è possibile, dell’integrità della diade madre bambino e dei bioritmi naturali, il rispetto della normalità biologica, sono sempre funzionali all’allattamento,: Abbiamo visto quanto questo sia vero anche nel caso di “coliche” o di apparente “mancanza di latte” serali.